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giovedì 5 dicembre 2013

Laboratori d'analisi, il Tar "boccia" il decreto di Russo

PALERMO - Stop all'accorpamento dei laboratori d'analisi. Il Tar, con tre distinte sentenze, ha di fatto buttato nel cestino il decreto dell'ex assessore alla Sanità Massimo Russo che prevedeva le soglie minime di prestazioni per i labratori privati. E quindi disponeva l'aggregazione dei piccoli centri in grossi consorzi. Una norma, quella, che recepiva sì i dettami del Piano di rientro e del Piano operativo 2010-2012, ma che fu accompagnata da polemiche roventi.

Adesso, come detto, i giudici amministrativi hanno bocciato quel decreto dell'agosto del 2012. E i motivi principali sono sostanzialmente due. E hanno a che fare entrambi col “tempo”. Con la cronologia.

Il decreto di Massimo Russo, infatti, è stato pubblicato il 9 agosto del 2012. E la data, come detto, in questo caso gioca un ruolo fondamentale. Il 31 luglio, infatti, si era dimesso il governatore Raffaele Lombardo ed erano state indette le nuove elezioni. Che si sarebbero svolte tre mesi dopo. L'articolo 8 bis dello Statuto della Regione siciliana recita: “In caso di dimissioni, di rimozione, di impedimento permanente o di morte del Presidente della Regione, si procede alla nuova e contestuale elezione dell'Assemblea regionale e del Presidente della Regione entro i successivi tre mesi.”; inoltre, lo stesso articolo, al comma 3, prevede che “nel periodo tra lo scioglimento dell'Assemblea e la nomina del nuovo Governo regionale i Presidenti e gli Assessori possono compiere atti di ordinaria amministrazione”.

Ecco, il decreto dell'assessore, pubblicato dopo la formalizzazione delle dimissioni di Lombardo, secondo il Tar, non rientrebbe nei provvedimenti di “ordinaria amministrazione”. E il concetto di “ordinaria amministrazione” viene illustrato dagli stessi giudici nella sentenza. Questa, infatti, viene circoscritta da due principi: l'urgenza e la indifferibilità del provvedimento e dalla necessità di portare a termine un atto il cui iter è stato avviato prima dell'indizione delle elezioni. Nessuno di questi casi è riscontrato dai giudici. Anzi, il decreto di Massimo Russo non si limita a portare a termine quanto previsto dal Piano di rientro o dal Piano operativo, ma, scrivono i giudici “nella parte in cui introduce un nuovo criterio di accreditamento – la soglia minima di prestazioni annue - con la previsione di una sostanziale espulsione dal sistema del Servizio Sanitario in caso di mancato raggiungimento di detta soglia, incide pesantemente, e con carattere di innovatività, sull’assetto precedente del regime di accreditamento delle strutture private”.

E in effetti, il decreto fissava dei paletti molto stringenti. Entro la fine del 2012 i laboratori di analisi avrebbero dovuto accorparsi per raggiugnere la soglia minima di 100 mila prestazioni annue. Chi non avesse raggiunto quella soglia, avrebbe perso l'accreditamento. Sarebbe stato espulso, insomma, dalla rete dei centri convenzionati. La soglia sarebbe salita a 200 mila prestazioni entro il 2015, così come richiesto dalle norme nazionali. Insomma, secondo i giudici il principio dell'accorpamento non è in discussione. Ma la strada seguita è sbagliata.

“Non è riscontrabile alcun documento, - scrivono infatti nella sentenza - da cui risulti – e sia pertanto urgente ed indifferibile - la doverosità della incisiva modifica apportata ai criteri di accreditamento, avente non già potenziali, ma reali e concrete ricadute negative su strutture già definitivamente accreditate, gravate dalla perdita della contrattualizzazione per l’anno 2013 in caso di mancato raggiungimento della soglia minima”.

E da qui, ecco la seconda censura del Tar nei confronti del decreto dell'assessore, che sarebbe viziato da “eccesso di potere”. “Va premesso – scrivono i giudici - che, in base a quanto finora rilevato, per la Regione Siciliana il processo di progressiva aggregazione è divenuto doveroso, e rientra negli obblighi che la Regione ha assunto iniziando il percorso del Piano di Rientro dal disavanzo”. L'accorpamento, come detto, va fatto. “Sebbene il carattere forzoso – prosegue però il Tar - dell’aggregazione non costituisca oggetto diretto del D.A. impugnato - il quale non pone direttamente un obbligo, in capo alle strutture laboratoristiche, di aggregarsi – tale sostanziale obbligo può desumersi dall’introduzione di un meccanismo che, se in tesi, mira ad incentivare l’aggregazione, nei risultati finisce per penalizzare le strutture che non intendano aggregarsi, peraltro nel ristrettissimo lasso temporale loro concesso”.

E il “tempo”, come dicevamo, gioca un ruolo centrale anche per questo secondo motivo di censura. “Se può convenirsi con la difesa erariale sulla necessità di introdurre una soglia minima, non può, invece, rimanere esente da censure il tentativo di raggiungere tale obiettivo senza alcuna seria graduazione temporale per l’applicazione di tale nuova regolamentazione per le strutture già definitivamente accreditate”. L'accorpamento andrà fatto, insomma. Ma gradualmente. E senza la mannaia della perdita dell'accreditamento sui laboratori.

Il decreto, quindi, è stato revocato. Andrà riscritto. Sempre che la Regione non decida di rivolgersi al Consiglio di Stato. Intanto, lo scontro tra Regione e laboratori prosegue sull'altro binario: quello della restituzione delle somme incassate col vecchio tariffario regionale, nonostante l'entrata in vigore del tariffario “Bindi”. I titolari dei laboratori hanno agitato lo spettro del “fallimento”. Ma oggi incassano una vittoria.

fonte livesicilia.it

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Ditulis Oleh : k.c. Hari: 08:17 Kategori:

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